Ieri sera abbiamo assistito all’ennesimo State of Play. E, ancora una volta, l’evento si è chiuso lasciando noi, la community PlayStation, con un senso di vuoto. Abbiamo visto per lo più DLC di titoli orientali, aggiornamenti minori, e nessuna “bomba” first-party.
Questo evento deludente, però, non è un caso isolato. È il sintomo di un problema molto più grande.
Siamo alle porte del 2026. La PS5 è sul mercato da cinque anni. Cinque anni interi. E mentre ci guardiamo indietro, qui su gametoday.it, la domanda sorge spontanea: dov’è il software? Dov’è la leggendaria line-up first-party che ha definito la PS3 e la PS4?
Con il lancio imminente di una PS5 Pro e l’assoluta mancanza di giochi che possano sfruttarla, è tempo di dirlo forte e chiaro: questa generazione, per Sony, è stata fiacca e spoglia. È stata un’occasione d’oro, letteralmente sprecata.
1. La PS5 Pro: Un monumento all’Inutilità
Analizziamo il simbolo di questo fallimento strategico: la PlayStation 5 Pro.
Sony si appresta a lanciare un prodotto “mid-gen” sovrapprezzandolo molto sopra il valore reale della macchina. Ma la domanda che ogni giocatore dovrebbe porsi non è “quanto costa”, ma “a cosa serve?”.
Un upgrade hardware ha senso solo se c’è un software che lo richiede. La PS4 Pro è arrivata in un momento in cui titoli come Horizon Zero Dawn o God of War (2018) potevano beneficiare visibilmente della potenza extra.
Oggi, la situazione è ribaltata. Siamo alle porte del 2026 e non c’è l’ombra di un gioco che possa sfruttare a pieno la PS5 Pro.
Il calendario delle esclusive Sony per il 2026 è, al momento in cui scriviamo, un deserto. Non abbiamo novità concrete. L’unica vera “killer application” che abbiamo avuto finora è Marvel’s Spider-Man 2 (un capolavoro, ci arriveremo), che gira già magnificamente sulla PS5 base.
Stiamo chiedendo ai giocatori di pagare un sovrapprezzo per una potenza che nessun software utilizzerà a breve. È un prodotto inutile ad oggi, lanciato solo per rinfrescare il mercato hardware, ignorando che ciò che vende le console sono i giochi.
2. La Mazzata Finale: L’Illusione dei “Game as a Service”
Come siamo arrivati a questo punto? Come ha fatto lo studio che ci ha dato The Last of Us, God of War e Uncharted a ritrovarsi, dopo cinque anni, con gli scaffali vuoti?
La risposta è una parola: Game as a Service (GaaS).
Negli ultimi anni, abbiamo visto Sony investire miliardi nell’acquisizione di studi (come Bungie, creatori di Destiny) e nel riorganizzare i suoi team first-party per inseguire il modello “Live Service”. Invece di concentrarsi su ciò che sanno fare meglio – avventure single-player cinematografiche e ad altissimo budget – hanno sprecato anni e risorse inestimabili per pianificare cloni di Fortnite e Destiny.
Questa si è rivelata la mazzata finale su questa generazione.
Mentre i team di sviluppo venivano dirottati su questi progetti GaaS (molti dei quali, come abbiamo visto, sono già stati cancellati o ritardati all’infinito), la pipeline dei giochi single-player si è prosciugata.
Il risultato? Naughty Dog è ferma a un remake (Parte 1) e una remastered (Parte 2). Santa Monica ha lanciato un DLC (Ragnarok Valhalla). Bend Studio (Days Gone) è sparita dai radar. Team Asobi (Astro Bot) è l’unica a portare vera innovazione.
Hanno sacrificato l’identità di PlayStation sull’altare di un modello di business che non gli appartiene, lasciando i giocatori che hanno comprato la console per le “esclusive” con un pugno di mosche.
3. L’Analisi di 5 Anni: Le Dita di Una Mano
Facciamo un bilancio onesto di questi cinque anni di PS5.
Le esclusive first-party di grande impatto uscite in cinque anni si contano sulle dita delle mani. E se parliamo di giochi di valore che definiscono la generazione, probabilmente ci basta una mano sola.
Marvel’s Spider-Man 2 è stato un capolavoro, non ci sono dubbi. È la quintessenza dell’esperienza PlayStation: tecnicamente sbalorditivo, divertente, rifinito. Ma non può reggere il peso di un’intera generazione.
Per il resto? Ratchet & Clank: Rift Apart (un ottimo titolo di lancio), Returnal (un capolavoro di nicchia) e Demon’s Souls (un remake).
Dopo cinque anni, è tutto qui.
Questo ha portato a un paradosso: la PS5 non è più considerabile una console da avere a tutti i costi. Non lo è più perché il motivo per cui la si comprava (le esclusive) è venuto a mancare.
L’hardware ha venduto tantissimo, ma cosa ci gioca la gente? I dati sono impietosi: il 75% dei possessori di PS5 ormai gioca ai soliti FC (FIFA) e Call of Duty.
Giocano a titoli multipiattaforma. Titoli trovabili e giocabili ovunque: su Xbox, su PC. La PS5 è diventata, per molti, solo una “macchina da COD” più costosa.
Conclusione: L’Attesa della PS6
Siamo a un punto assurdo della storia di PlayStation. Mancano solo un paio d’anni alla nuova generazione (la PS6, realisticamente, arriverà intorno al 2027/2028).
È assurdo essere a questo punto del ciclo vitale e non aver visto nessun altro titolo di altissimo budget che funzionasse davvero, a parte Spider-Man 2.
La generazione PS4, a questo stesso punto del suo ciclo vitale, ci aveva già dato Bloodborne, Uncharted 4, Horizon Zero Dawn e si preparava a lanciare God of War e Spider-Man (2018). Il confronto è impietoso.
Questa è stata una generazione fiacca e spoglia per i first-party Sony. Una generazione vinta grazie all’inerzia del brand PS4, ma persa sul fronte dei contenuti. Speriamo solo che Sony impari dai propri errori prima che sia troppo tardi per la PS6.
