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Recensione ARC Raiders: Dopo 80 Ore, L’Extraction Shooter che Insegna a Collaborare

DiLorenzo aka (endler)

Nov 13, 2025
Immagine copertina della recensione di arc raiders da parte di gametoday.it

Quando Embark Studios, il team fondato da ex-veterani di Battlefield (DICE), ha lanciato The Finals, ha ridefinito il concetto di distruzione ambientale. È stato un successo tecnico e artistico. Ma con ARC Raiders, la loro seconda prova, la scommessa era molto più alta: entrare nell’arena più spietata e affollata del gaming moderno, l’extraction shooter.

Il genere, dominato da colossi come Escape from Tarkov, è noto per la sua tensione, il suo “gear fear” (paura di perdere l’equipaggiamento) e, diciamolo, per una community spesso spietata. La formula è PVPVE (Player vs Player vs Environment).

Ma dopo 80 ore immerso nel mondo di ARC Raiders, posso dirlo con certezza: Embark Studios ha fatto un lavoro eccezionale, creando un’opera che, pur avendo dei difetti, riesce in una missione quasi impossibile: ha creato un extraction shooter dove il gameplay è strepitoso e dove, miracolosamente, la community punta a collaborare.

Un Lavoro Eccezionale: Il Miracolo Tecnico e Artistico

La prima cosa che colpisce di ARC Raiders è la sua estetica. Abbandonati i colori saturi e la follia da “game show” di The Finals, Embark ci immerge in un mondo sci-fi retrò, desolato, bellissimo e opprimente. La direzione artistica è ispirata, pulita, e ogni asset sembra curato a mano.

Ma è il lato tecnico che, ancora una volta, dimostra la maestria di questo studio. L’ottimizzazione, anche in questa fase iniziale, è solida. Il “gunplay” (la sensazione di sparare) è reattivo, pesante, e ogni arma ha un’identità chiara. Non siamo ai livelli di realismo di Tarkov, ma superiamo di gran lunga la legnosità di molti altri concorrenti.

E poi c’è l’audio. In un’analisi approfondita, non possiamo ignorarlo: il comparto audio è fatto divinamente. In un genere dove sentire un passo o un caricatore che scatta fa la differenza tra la vita e la morte, l’audio posizionale di ARC Raiders è preciso. Ma è il sound design degli ARC (i nemici IA) che crea l’atmosfera: suoni metallici, ronzii idraulici, urla sintetiche che gelano il sangue.

L’IA: Il Vero Protagonista (e Perché Vince su Tutti)

Il PVP è il cuore di ogni extraction shooter. Ma in ARC Raiders, il PvE (l’ambiente) non è un contorno. È il piatto principale.

Gli ARC, i nemici comandati dalla IA, sono fantastici. Lo dico senza mezzi termini: in questo campo, il gioco vince su tutti i concorrenti. L’IA dei nemici è fatta veramente bene, e non parlo solo di “bullet sponge” (spugne per proiettili).

I droni, in particolare, studiano il giocatore. Non caricano a testa bassa. Usano tattiche di accerchiamento, cercano coperture, e comunicano tra loro. Ti sanno mettere in difficoltà. Ti costringono a cambiare posizione, a sprecare munizioni e, soprattutto, a fare rumore.

Questo cambia tutto. In Tarkov, la minaccia principale è un altro giocatore. In ARC Raiders, la minaccia principale sono gli ARC. Gli altri giocatori sono spesso solo un fastidioso (o letale) effetto collaterale, o, più spesso, alleati temporanei.

Il Miracolo: Una Community Sana

Ed eccoci al punto che mi ha stupito di più in 80 ore di gioco: la community è molto sana. Come è possibile in un extraction shooter?

La risposta è nel design delle missioni.

In giochi come Call of Duty o Battlefield, gli sviluppatori spesso inseriscono obiettivi singoli (es: “uccidi 10 nemici con il coltello”). Questo design spinge il giocatore all’egoismo. La community in quei giochi diventa tossica perché, anche se si gioca in squadra, ognuno pensa per sé per completare la propria sfida personale.

Su ARC Raiders, grazie al cielo, non ci sono queste cose.

Gli obiettivi sono quasi sempre focalizzati sul recupero di risorse o sull’abbattimento di boss IA. Il gioco premia la squadra. Non c’è un vantaggio reale nel tradire un compagno per rubargli l’equipaggiamento, perché le risorse migliori si ottengono sconfiggendo gli ARC, un compito che è quasi impossibile da fare da soli.

Embark ha creato un sistema in cui la collaborazione non è solo “incoraggiata”, è necessaria per sopravvivere. Questo plasma attivamente una community meno ostile.

Le Missioni: 30 Passi nel Mondo (con Qualche Scivolone)

Il gioco offre circa una trentina di missioni principali, e nel complesso sono fatte bene. Guidano il giocatore attraverso le diverse aree della mappa, introducono nuove tipologie di nemici e offrono ricompense tangibili che migliorano la nostra base.

Tuttavia, il sistema non è perfetto. Alcune missioni, specialmente quelle secondarie, sono un po’ vaghe.

C’è un tipo di missione che mi ha fatto impazzire: “Cerca oggetti X nei dintorni”. Il problema? “Nei dintorni” significa un’area di un chilometro quadrato. Questo non è design, è pigrizia. Costringe il giocatore a vagare senza meta sperando di inciampare nell’oggetto, spezzando completamente il ritmo serrato del gioco. È un difetto minore, ma che spero venga corretto.

Dove ARC Raiders Deve Migliorare (I 2 Difetti Critici)

Dopo 80 ore, due difetti emergono come problemi critici per la longevità del gioco.

1. Le Mappe e l’Estrazione (Troppa Confusione)

Il primo problema è il bilanciamento delle mappe. Secondo me, le mappe non sono adatte a ospitare tutti quei giocatori contemporaneamente.

ARC Raiders brilla quando sei tu e la tua squadra contro l’IA. Ma il momento dell’estrazione, il culmine di ogni partita, diventa spesso un caos frustrante.

Ci sono troppi giocatori (o “guastatori”) che aspettano ai punti di estrazione, non per combattere gli ARC, ma solo per tendere imboscate facili. È una strategia valida, certo, ma rompe il ciclo cooperativo che il gioco cerca di costruire.

La soluzione, secondo me, sarebbe semplice: qualche giocatore in meno per server, sia nella modalità 3v3 che in quella singola. Meno caos umano permetterebbe all’eccellente IA di brillare di più.

2. L’Economia (Troppo Facile)

Il secondo, e forse più grave, è un piccolo difetto nell’economia di gioco. Il “loop” di un extraction shooter si basa sul rischio/ricompensa. Rischio il mio equipaggiamento migliore per trovare oggetti ancora più rari.

Ma in ARC Raiders, questo loop è sbilanciato. Gli oggetti rari costano troppo poco dai mercanti e, peggio ancora, la valuta è troppo facile da fare.

Dopo poche ore di gioco, avevo già abbastanza soldi per comprare quasi tutto. Questo elimina la “paura” (il gear fear). Se morire non ha conseguenze economiche reali, l’estrazione perde la sua tensione. Embark deve rendere la valuta più scarsa e gli oggetti rari davvero rari.

Conclusione: Il Re della Cooperazione (Il Verdetto di 80 Ore)

ARC Raiders è un paradosso. È un extraction shooter che, contro ogni previsione, ci insegna a collaborare.

Non è perfetto. Ha bisogno di un bilanciamento urgente delle mappe e, soprattutto, di un’economia che dia un senso al rischio. Ma i difetti sono superati da un lavoro eccezionale sul fronte tecnico, artistico e audio.

Il suo gameplay è strepitoso, e la sua IA è, senza dubbio, la migliore che abbia mai visto nel genere PvEvP. Embark Studios ha dimostrato che è possibile creare un gioco teso e spietato senza per forza creare una community tossica. E questo, nel 2025, è forse il traguardo più difficile da raggiungere.

Voto Finale 8.5/10

Di Lorenzo aka (endler)

Lorenzo Severino è il fondatore e uno dei redattori di GameToday.it. Appassionato di videogiochi a 360 gradi, segue da vicino le novità del settore e cura news e approfondimenti con uno stile diretto e autentico.

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